SELF DEFENCE: la capacità di proteggersi

.SELF PROTECTION

La capacità di proteggersi è sempre stata un bisogno vero, che ha guidato il comportamento degli umani da millenni e ne ha garantito la sopravvivenza.
Il fatto che agli inizi questa funzione fosse delegata a strutture (come l’amigdala) che attivavano in modo“automatico” i comportamenti di salvaguardia, in modo totalmente istintivo, garantiva una percentuale di successo evidentemente elevata.
Quando a livello cerebrale si sono formate nuove strutture (come la neocorteccia) capaci di elaborare le informazioni in modo più complesso, l’uomo ha cominciato a dare valutazioni che non sono solo quelle essenziali (lotta o scappa), ad esempio legate ai vantaggi, o alla percezione guidata da elementi molto differenti e variabili (v. Kahneman, “pensieri lenti e veloci”)
Il bisogno di protezione oggi è riconosciuto e preso in considerazione solo di fronte ad episodi eclatanti, molto pubblicizzati, che creano paura, sconcerto, disorientamento; allora la gente se ne occupa addirittura troppo, ne fa oggetto di business, investe in risorse , per un certo tempo; poi cambia in base a nuovi condizionamenti.
Tuttavia queste preoccupazioni non si concretizzano sempre in azioni ben strutturate, efficaci ed adulte ed in un apprendimento funzionale.

Normalmente, causa proprio l’informazione dominante, la gente ha un generico timore: si sente insicura anche se non ne ha motivo; oppure si sente sicura ed è esposta a rischi che però ignora, perché non li conosce o preferisce non vederli;
in questo modo diventa vulnerabile e corre pericoli reali.

Vi sono tante situazioni che avrebbero bisogno di grande attenzione, di pronte reazioni, di saper prevedere i pericoli e valutarli; a tutte le età, ogni tipo di persona è esposta a rischi e minacce, anche in rapporto alle attività che svolge, ai modi di vivere, ai luoghi in cui vive.
Vivere tranquilli, in modo adulto, implica che si sia consapevoli della realtà, senza nascondersi o nasconderla.
Saper osservare la realtà e vederla chiaramente, da tranquillità: e questa è una risposta a coloro che pensano che prendere atto di queste cose si possa tradurre poi in un comportamento ossessivo di estrema vigilanza che possa turbare la vita.
Al contrario è proprio un atteggiamento serio e consapevole che permette di prepararsi serenamente a confrontarsi con tutte le cose che possono verificarsi.
Se ci si pensa un attimo, è così per ogni cosa; la salute, la situazione dei figli, la gestione delle finanze: avere paura e non voler verificare può solo portare a non accorgersi ( o a farlo quando è troppo tardi) di cosa non va. Di conseguenza a ridurre la propria possibilità di soluzione.
L’apprendimento corretto dell’Autodifesa e la formazione della mentalità giusta devono quindi iniziare prima possibile, meglio se da ragazzi, per diventare un generatore di comportamenti naturali da adulti, in modo da non avere dubbi di fronte a realtà pericolose.

La protezione da minacce è prima di tutto un modo di organizzare i propri pensieri in funzione della propria sicurezza: sapere dove si è, cosa c’è intorno, cosa è importante osservare, in che modo predisporre i comportamenti presenti e futuri, su cosa poter contare, da dove vengono i possibili rischi e le minacce.
Imparare ad osservare senza pregiudizi, e al riparo da valutazioni superficiali o di comodo è una delle basi.
Pensieri come “vuoi che succeda proprio a me ?” “queste cose le mostrano solo nei film”,”non siamo mica a Londra..” etc. sono pensieri parassiti che limitano l’attenzione che diamo alla realtà che ci circonda.
L’attitudine all’osservazione ed alla descrizione accurata dei dettagli si costruisce anche attraverso lo studio, la lettura, la pratica di un attività, l’uso costante dell’attenzione e della disciplina. in ogni cosa che facciamo.
In questo la cultura familiare è fondamentale.
Poi deve seguire l’apprendimento di alcune cose di base, non molte ma sufficienti a non incorrere in rischi di conflitto e contatto pericoloso, imparando a prendere adeguate decisioni.
L’uso del corpo, posizioni, movimenti, uso di gambe e braccia, uso di oggetti sono di conseguenza correlati ad un modo di pensare capace di guidare il comportamento difensivo che NON è basato sulla forza fisica.
La forza fisica non è un parametro adeguato di riferimento, in quanto è soggetto a valutazione relativa, non assoluta.
Nessuno è “in assoluto” totalmente al sicuro e capace di proteggersi al 100% di garanzia
Ci si può difendere con mille accorgimenti e, sapendoli usare, anche con oggetti come una matita o le chiavi di casa, cose che abbiamo sempre con noi.

Safe security insurance policy shield protection for family risk

Gli obiettivi di un lavoro adatto a formare questo giusto senso di protezione sono:

Imparare a riconoscere e prevenire le situazioni che presentano rischi
Sapersi comportare in modo da contenere minacce o pericoli
Saper rispondere senza incorrere in gravi conseguenze per sé e per gli altri
Muoversi di fronte ad una minaccia in modo logico e funzionale
Reagire in modo essenziale per annullare la minaccia
Riconoscere e gestire i propri segnali di paura senza sottovalutarli
Comunicare in situazioni estreme per contenere o disattivare i comportamenti pericolosi

Abilità acquisite attraverso la pratica di discipline come le arti marziali, pur essendo molto utili per mantenere una buona reattività, la capacità di muoversi rapidamente, garantire un corpo in buone condizioni, una buona respirazione etc. non sono sufficienti: la Difesa personale è fatta di strategie di pensiero (non filosofie), modalità di organizzazione funzionale in rapporto agli ambienti, schemi adattabili a differenti situazioni, movimenti che abbiano una funzione reale, a fronte di individui veri, provenienti da contesti molto variabili in cui non ci sono le nostre regole e la nostra normale logica non funziona.
Già il tentare di capire qualcosa di un soggetto aggressivo può portare ad una situazione di poca centratura, a reazioni rallentate, a confusione o dubbi.
E solo pochi, molto addestrati sotto il profilo psicologico, sono in grado di resistere a certe pressioni.
E ancora meno sono quelli che sanno agire usando le parole in modo efficace.

Per questo la formazione alla propria protezione deve cominciare subito, fin dall’età in cui l’inserimento nel mondo con una certa autonomia, la scuola, le compagnie, portano di fronte alle anomalie di comportamento, individuale e collettivo.
Concludo portando l’attenzione al concetto di responsabilità:
la parola vuole dire “dovere di rispondere” quando vi sia una specifica richiesta.
In questo caso noi abbiamo il dovere di proteggere noi stessi, la nostra famiglia, le donne, i bambini, gli ambienti, i posti di lavoro.
Ed abbiamo il dovere di insegnare questo agli altri perchè il benessere e la serenità pervadano la nostra vita che è già ricca di molteplici problemi da risolvere.