Il primo colloquio di orientamento

 

Spesso le soluzioni tentate per risolvere un problema diventano  il vero problema. Quindi cominciamo con smettere di fare qualcosa, e osservare.

E’ importante dunque chiarire i fatti, le esperienze, il contesto in cui il problema è sorto, gli effetti, i danni, se ci sono.

Poi, se il problema c’è sempre o, se no, cosa ci deve essere quando si manifesta.

E’ altresì importante capire cosa il cliente pensa del suo problema, quali sono le sue convinzioni e cosa ha fino a quel momento fatto per risolverlo.

Un excursus sulla storia familiare è normalmente di grande aiuto per ipotizzare le fonti del problema.

Durante il colloquio il Counselor delinea il profilo del cliente, i suoi sistemi di apprendimento, elaborazione e rappresentazione che gli serviranno poi per operare.

Il cliente viene aiutato a mettere a fuoco ed esprimere un obiettivo ben formato che costituirà parte del contratto di lavoro.

Dell’obiettivo fanno parte anche i possibili ostacoli, le risorse presenti e quelle da reperire, il tempo che il cliente ritiene congruo per raggiungere la soluzione, cosa succederà quando il problema sarà risolto.

Il cliente lo vuole davvero ? Sembra una domanda sciocca, ma spesso serve a capire quanto “non vuole “risolvere, nel timore di possibili conseguenze non desiderate.

Generalmente questo primo incontro permette al cliente di “osservare”la situazione da punti di vista diversi da quello abituale: ciò tranquillizza e permette di accedere ad altre visioni più utili e meno ansiogene.

Serve anche al cliente per iniziare a prendersi la responsabilità di un percorso di soluzione condiviso con il Counselor di cui lui sarà necessariamente parte attiva.